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Guido Bruzzesi

Guido Bruzzesi

Guido Bruzzesi si diploma maestro d’arte a Macerata e inizia l’attività artistica nel 1957 partecipando a numerose collettive in Italia, in Romania, a Taiwan e in Columbia a Bogotà. È invitato tra le personalità italiane per la celebrazione dell’85° anniversario di Juan Mirò in Spagna, alla Biennale di Monza e alle edizioni dell’Arte Expo di Brescia. Dopo il diploma trascorre diversi anni a Roma, insieme con suo fratello Carlo, Dante Ferretti, Sirio Reali, Renato Mercuri, Giorgio Massetani. Contemporaneamente all’attività artistica ha svolto l’insegnamento del restauro presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Sue opere figurano in numerose collezioni private e pubbliche.

Guido Bruzzesi recupera il gesto, conferendogli un valore storico e formativo della coscienza artistica. Come sottolineato dalla critica, la sua azione si colloca nell’ambito della stagione concettuale “non vuole riproporre anacronisticamente l’esercizio tecnico, la pratica artigiana, bensì il suo processo progettuale, che lega l’affresco alla progettualità di una rinnovata architettura, espressione di una reale summa delle arti”. Egli ha inteso usare la pittura per creare e crearsi un casellario ideale entro cui custodire i valori della storia artistica del passato e una visione composita di risorse ed aspirazioni personali da tener presenti: un credo a cui attingere e su cui “misurare” la propria azione. A questo “programma” si collega un agglomerato figurale rappresentativo delle proprie convinzioni linguistiche e formali, oltre che di fede interiore. Il cielo viene eletto da Guido Bruzzesi metafora permanente di questo suo criterio di intendere; non un genere, non un’immagine entro cui fondare un proprio stile, ma campo di osservazione e schermo di inusitata estensione e rifrangenza; oltre che strumento di mediazione linguistica tra immagine e non-immagine, simbolo di una natura che dovrebbe mantenersi incontaminata, di una libertà a cui aspirare, fuori dei gravami e dei vincoli di una civiltà tecnologica disumanizzante. Infine, luogo dalle incommensurabili prospettive, della assoluta e non deperibile bellezza e perfezione: l’assoluto. Nelle opere di Guido Bruzzesi si conserva questa sua visione totalizzante, sostanzialmente romantica, dell’arte e del vivere.