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Magdalo Mussio

Magdalo Mussio

(Volterra, 23 luglio 1925 – Civitanova Marche, 12 agosto 2006) è stato un artista e grafico italiano. Nasce a Volterra nel 1925 e alla fine della guerra torna a studiare, laureandosi a Firenze con una tesi dal titolo I canovacci e la scenografia della Commedia dell’Arte. Continua a mantenersi con lavori di vario tipo passando dalle prime esperienze editoriali, dalla regia, dalla scenografia ad attività eminentemente pratiche legate alle professioni più quotidiane.

Vedremo come questa eredità attitudinale a tutto tondo lo accompagnerà per la vita anche nella sua attività creativa e artistica che finirà in quelle che lui chiamerà “intercapedini operative”.

Dalla fine degli anni Quaranta matura le sue esperienze nel mondo dello spettacolo come lui stesso ricorda: “Ho fatto anche il regista addirittura: realizzando Tennessee Williams con la Fabbri”.

Egli porta avanti anche la sua attività nel campo delle arti visive esordendo nel 1955 quando, patrocinato da Giuseppe Ungaretti, realizza un’esposizione alla Galleria L’Indiano di Firenze.

Il periodo che intercorre fra il 1955 e il 1966 è caratterizzato da numerosi viaggi all’estero ed importanti attività nel settore teatrale.

Durante il soggiorno in Canada collabora con Norman MacLaren per la National Film Boarding di Montreal contribuendo alle ricerche sperimentali e alla produzione di cartoni di animazione, esperienza che gli consentirà di svolgere un’intensa attività negli U.S.A, in Francia e in Inghilterra.

In campo scenografico realizza Majakovskij e C. alla Rivoluzione d’Ottobre per la regia di Carlo Quartucci.

Al ritorno in Italia nei primi anni Sessanta, è tra i protagonisti del Gruppo ’63 insieme a quella cerchia di artisti che, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, ha concorso all’evoluzione dell’arte verbovisuale italiana e internazionale.

Chiamato alla Fondazione Lerici per realizzare dei documentari, nel 1963 diventa redattore responsabile della rivista Marcatrè presso la casa editrice Lerici di Milano.

In questo percorso professionale è accompagnato da alcune delle personalità intellettualmente più vivaci del panorama culturale italiano quali, Eugenio Battisti, Germano Celant, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Daniela Palazzoli per citarne alcuni.

Nel 1965 diventa responsabile del progetto grafico e capo redattore della suddetta rivista; contemporaneamente è curatore della collana Marcalibri per cui pubblicheranno importanti esponenti della ricerca artistica verbo-visuale tra quali Ugo Carrega, Martino Oberto, Haroldo e Augusto de Campos, Decio Pignatari, Lamberto Pignotti ed Emilio Isgrò.

In campo creativo Mussio dà una svolta significativa alla sua attività artistica individuale affermandosi rapidamente come uno dei precoci protagonisti della neoavanguardia verbo-visiva che otterrà un grande successo per tutto il decennio Sessanta/Settanta.

Sia lui che gli altri pochi protagonisti attivi in Italia, tra cui Cy Twombly, Gastone Novelli, Gianfranco Baruchello e Gianni Emilio Simonetti, perseguono uno stile pittografico che ha lo scopo di unificare le “forme materiali” della pittura con i valori delle parole o del pensiero.

Sul piano sia umano che filosofico che pittografico, questi artisti si impegnano a ricostruire un rapporto intenso e autentico che attraverso l’arte esalti dei nuovi modi di affrontare il rapporto arte e vita attraverso segni, parole ed immagini così innovative da opporsi agli stili e alle concezioni dei media di massa che miravano a condizionare e a rendere passivo il pubblico.

Verso la fine degli anni Sessanta, Mussio si trasferisce a Macerata per essere coinvolto dalla casa editrice La nuova Foglio nel lavoro di redattore, e dal 1978, di responsabile editoriale della rivista “La città di Riga” della stessa casa editrice.

Da questo momento in poi alle esperienze di Mussio nel campo editoriale si aggiunge la collaborazione con le Edizioni Out of London Press nel ruolo di curatore della collana Altro.

Mentre negli anni tra il Sessanta e il Settanta segni e parole occupano le tavole di Mussio con grande intensità e in modi imprevedibili, al punto di essere a volte quasi illeggibili, man mano che si avanza verso la fine del secolo gli interventi segnici e verbali divengono più stringati: ricercano simboli o giocano con le parole trasformando le scritture a volte spezzettate in termini con significati alternativi.

La stesura delle opere si arricchisce di molteplici materiali inediti talvolta improvvisati o estratti anche per piccoli riquadri dalle realtà della vita quotidiana.

La struttura delle opere di Mussio non si ripete mai: a volte i materiali ospitati e stratificati ricoprono l’intera superficie del fondo, altre si dispongono in aree diverse.

Tra i colori ricorrenti vi sono il bianco ed il nero a cui si alternano apparizioni di oro, di rosso e di colori ottenibili esclusivamente in natura come la ruggine e il tannino.

Una natura nella quale Mussio da buon “cartografo amanunense” rovista per modellare e poi produrre i suoi interventi.

Tali interventi proseguono intensamente e costantemente, come testimonia la sua attività espositiva, negli anni Novanta e Duemila.

Al momento della sua scomparsa a parte la produzione artistica, editoriale e filmica, ci restano a ricordarlo alcune importanti interviste video girate fra l’altro nel suo studio a Pollenza e a Civitanova, dove ci lascia il 12 Agosto del 2006.